Le prime protesi dentarie risalgono all’era degli Etruschi, i quali si distinsero per la loro conoscenza in campo odontoiatrico, documentata con le ingegnose protesi dentarie ritrovate negli scavi, dalle quali è stato preso spunto per costruire i moderni impianti che oggi tutti conosciamo.
Le tecniche con le quali i nostri dentisti ci assicurano un nuovo sorriso sono principalmente 2, ovvero impianti fissi o impianti mobili, ovviamente la scelta tra i due avviene considerando sia il lato economico, vista la consistente differenza di prezzo, sia la “comodità” ricercata dal paziente. Gli impianti removibili non sono altro che le classiche “dentiere”, molto utilizzate nei decenni scorsi, mentre quelle fisse si distinguono in più tipologie, entrambe accomunate dal solito principio di fissaggio di quest’ultima all’osso all’interno della bocca, con l’ausilio di apposite viti, che consentono al paziente di avere denti appunto fissi, e non dover rimuovere la protesi per la pulizia quotidiana ma semplicemente continuare con le tecniche fino ad allora utilizzate.
Il fissaggio di cui abbiamo parlato, essendo un intervento chirurgico, richiede tempi di guarigione (ovviamente assenti nel caso in cui si opti per una dentiera) e valutazioni cliniche più approfondite, finalizzate a stabilire non solo la tipologia di intervento da attuare ma anche la fattibilità e il rischio in cui si incorre. Uno degli ostacoli primari, che potrebbe mettere a repentaglio la riuscita dell’intervento, è l’atrofia ossea mascellare, patologia che riduce sensibilmente il volume osseo in una parte, o in casi estremi anche in tutta la mascella, e da qui nascono gli impianti zigomatici, ovvero una particolare tecnica, nella quale è auspicabile l’uso della chirurgia computer-guidata (in grado di ridurre al minimo l’invasività chirurgica), che come si evince dal nome fissa le protesi allo zigomo del paziente.
Un tempo si eseguivano innesti ossei per ovviare al problema della mancanza di un punto di ancoraggio, ai quali venivano poi fissate le protesi, ma questa soluzione raramente riesce a ricostruire un’anatomia normale, e questo spesso porta a dover ricorrere a strutture ingombranti per compensare i difetti, senza dimenticare il fatto che ha una guarigione molto lenta (tra i 6 e i 12 mesi), la probabilità di successo è intorno al 70% e richiede almeno 2 interventi, tutte particolarità evitabile con gli impianti sopra citatati, in quanto si mettono con un solo intervento, in 3 giorni si ha la protesi provvisoria fissa, le probabilità di successo sono tra il 98 e 100% e hanno un disagio post operatorio minimo.
Se siete preoccupati per i costi è opportuno dire che non c’è una copiosa differenza tra gli innesti e queste nuove protesi, quindi resta da valutare solo il confronto tra benefici e tempi di attuazione che fanno senza dubbio la differenza. A fronte di questo argomento tutti i dentisti ricordano che per non incorrere in queste “problematiche” o comunque cercare di evitarle, è opportuno prestare molta attenzione alla nostra igiene orale ricordandosi di lavarsi i denti dopo i pasti e facendo pulizie dei denti regolarmente per salvaguardare la salute dei nostri denti e dell’intera bocca.